Come cambia l’intralogistica e come si sta evolvendo l’e-commerce

Come cambia l'intralogistica 
e come si sta evolvendo l’e-commerce

Rallenta la crescita dell’e-commerce e aumenta la centralità del magazzino che rappresenta la “torre di controllo” delle imprese. Passa infatti proprio dai magazzini la possibilità di soddisfare le esigenze di consumatori sempre più esigenti e di prodotti sempre più personalizzati. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Stefano Novaresi, AD di Knapp Italia

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INTRALOGISTICA ITALIA anche grazie a partnership strategiche, come quelle appena consolidate con il Politecnico di Milano, attraverso l’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” e con Aisem – Associazione Italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione federata ANIMA, monitora le evoluzioni del mercato evidenziando i diversi punti di vista delle realtà che operano in un settore in continuo movimento. Con l’ing Stefano Novaresi, Amministratore Delegato di Knapp Italia, abbiamo dialogato sui trend dell’intralogistica, un settore sempre più strategico che, seguendo l’evoluzione di servizi e prodotti, sta “necessariamente” e velocemente superando i tradizionali confini del magazzino e degli impianti industriali.

Rallenta la crescita dell’e-commerce

«È un dato di fatto che passato il momento dell’enorme crescita forzata dalla pandemia, l’e-commerce sia arrivato a un limite e avrà una battuta di arresto – ci spiega l’ing. Stefano Novaresi – questo vuol dire che continuerà a crescere, ma con una forza minore passando dal +30% del periodo pandemico a un più ragionevole +10%».

Venendo a mancare il potente boost della pandemia, il consumatore non ha perso l’abitudine a utilizzare questo canale, ma è diventato più pretenzioso, più evoluto, più critico, ha alzato le sue aspettative» anche perché la possibilità di tornare a scegliere riporta la competizione tra e-commerce e retail tradizionale. 


Non solo, terminato il periodo pandemico, i clienti più sensibili al prezzo non se la sono più sentita di spendere una fee per il delivery, oppure, trovatisi davanti a interfacce troppo complesse, liberatisi dalla necessità pandemica di utilizzarle, le hanno felicemente abbandonate».

Un braccio robotico, integrando tecnologie di computer vision, riesce a svolgere compiti sempre più complessi. E una volta risolto un problema, il codice generato viene condiviso con tutti i sistemi che svolgono quella funzione.

Una riflessione condivisa da importanti istituti di ricerca internazionali. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Clint Reiser di ARC Advisory Group – che “numeri alla mano” dimostra come vi sia un sistematico e naturale rallentamento della crescita in un settore che rimane ovviamente in grande espansione.

La riflessione però va ben al di là di quello che è un normale confronto sull’intralogistica che, come già evidenziato in altri articoli di questo blog, diventa epifania di quanto si muove nella società: la potente crescita dell’e-commerce rappresenta infatti un’enorme sfida, non solo per l’evoluzione del prodotto, del bene fisico in sé, e quindi del brand che lo rappresenta, ma anche del luogo dove il consumatore va ad acquistarlo o a sperimentarlo. Perché è questo uno dei cambiamenti in atto secondo l’AD di Knapp Italia. L’e-commerce e le relative tecnologie sono ormai alla portata di tutte le PMI e proprio per questo i brand più importanti stanno alzando l’asticella portando la competizione su un altro livello, attraverso strategie omnichannel molto raffinate. 

Il magazzino al centro delle strategie multicanale

Un passaggio molto delicato che porta a trasformare i prodotti, i negozi, ma come vedremo anche la supply chain e i magazzini. I negozi, in prospettiva e soprattutto per alcuni brand (quelli a più alto valore aggiunto e più “esperenziali”), non sono più luoghi di sola vendita, ma vere e proprie “isole” dove sperimentare, dove emozionarsi. Cosa molto più facile per settori come la moda, la cosmetica e quelli connessi al wellness. In tutti quegli ambiti in cui il prodotto non può più essere visto come una commodities, ma deve diventare un unicum, costruito e pensato proprio per una specifica persona (almeno teoricamente). 

Uno degli esempi più calzanti è quello di Starbucks che attraverso la sua app garantisce la produzione di circa 170mila diverse personalizzazioni di caffè, ovvio che in quest’ottica il mix di touch point è inevitabile, posso provare il caffè e ordinarlo online, oppure posso costruirmelo sulla app a seconda di quelli che sono i miei gusti, e testarlo a casa. Una serie di opportunità pressoché infinite che poggiano sulla capacità tecnologica che nasce nei magazzini.
«Amore Cosmetics, un grossissimo produttore coreano – continua l’ing. Novaresi – poco più piccolo di L’Oreal ha sviluppato nella propria app insieme a MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston un sistema che utilizza le potenzialità del cellulare per monitorare lo stato della pelle in relazione all’utilizzo di un cosmetico. È un’interazione più nitida e personalizzata che analizza l’effetto di quella crema proprio sul nostro volto».

In sostanza si crea quasi un rapporto personale con il brand, un processo che, continua Novaresi: «costringe a rivedere il perimetro del sistema al di fuori delle mura del centro distributivo per abbracciare tutta la supply chain. Infatti, individuata la nicchia che mi interessa devo fare in modo che i miei sistemi logistici mi permettano di servire al meglio questi clienti, mentre al contempo riesco a ottenere il risultato che l’unico driver dell’e-commerce non sia il prezzo».

In questo senso, l’evoluzione dell’e-commerce va di pari passo con l’evoluzione del bene fisico, sono necessarie strategie omnicanale per cui non è possibile stabilire una strategia di go to market con una o l’altra formula, è tutto impastato il che ha ripercussioni sulla stessa conformazione del negozio classico (fisico) che non è più il posto dell’acquisto, ma, quello dove si sperimenta un’esperienza. 

Dietro le quinte, il magazzino di una farmacia

Il magazzino di una farmacia. I sistemi di automazione possono essere progettati su misura per lavorare con precisione e rapidità anche in spazi ridotti.

Obiettivo zero touch!

In ogni caso, evidenzia la cosa con un certo orgoglio Novaresi, «la tecnologia è un di cui, la domanda che poniamo ai nostri clienti è: qual è la strategia che volete adottare? Che progetto avete in mente? il cliente non deve pensare alle soluzioni, ma agli obiettivi che vuole raggiungere. La strategia e gli strumenti per realizzarla magari vanno al di fuori di quanto è sempre stato fatto in quel settore e noi come Knapp abbiamo la capacità di trasferire soluzioni e quindi valore tra esperienze molto lontane tra loro. 

Un esempio sono i centri distributivi di Walmart, li abbiamo ridisegnati tutti, ma l’intervento non ha puntato tanto sull’automazione, quanto sulla rivisitazione dei processi. Siamo passati da 12 a 5 step tra ricezione e consegna della merce. L’obiettivo è zero touch. Ci stiamo lavorando!»

«Questo cambiamento ci vede protagonisti come “consulenti” per servizi tecnologici. Fornendo tutto il sistema di orchestrazione siamo stati spinti a uscire dal mondo ristretto e complesso del magazzino dove, per esempio, c’è il tema dell’ordinamento degli ordini che, ormai, deve ragionare in funzione della strategia. È necessario riaggiustare le priorità in funzione della complessità crescente, che arriva dall’esterno. Quindi anche il mondo delle consegne e della distribuzione diventa una variabile da gestire in fase di magazzino, perché il rapporto tra merce “prioritaria” e, per esempio, condizioni del traffico sono fattori che un tempo rappresentavano due mondi distinti, ma che oggi sono mischiati. In questo senso l’intralogistica si prende in carico la complessità esterna che tradizionalmente faceva parte del mondo della gestione dei trasporti.»

AI e robotica le tecnologie che garantiscono il cambiamento

Il movimento è almeno duplice dal momento che la trasformazione tecnologica che stiamo vivendo permette di avere e di lavorare con una quantità di dati enormi, impensabili fino a soli pochi anni fa.

Dati che lavorano in maniera biunivoca sia sui processi di produzione, sia sulla relazione con il cliente e quindi non solo sull’ottimizzazione del prodotto e della sua preparazione, ma anche sulla personalizzazione dello stesso che include anche le modalità e le tempistiche di consegna.

Le tecnologie connesse ai magazzini agiscono sulle supply chain come “agenti abilitatori”; devono avere la capacità di rispondere velocemente alle istanze che arrivano dai clienti modificando la produzione e garantendola, gestendo gli input produttivi, ma al contempo devono avere la forza e la capillarità di gestire lotti sempre più piccoli e diversificati che in pochi anni si sono ridotti in quantità e dimensione passando dal “pallet al collo”. 

Il sistema OSR Shuttle EVO. Le unità di carico possono essere vassoi, contenitori di plastica o cartoni di svariate dimensioni.

«Un generale trend che osserviamo in svariate supply chain – ci spiega l’ing. Novaresi – è una spinta sempre più ampia alla frammentazione degli ordini; trovare centri distributivi che gestiscano solo bancali e/o colli è difficile, ora tutti si stanno concentrando su sistemi che siano in grado di gestire tutto “from pallet to pills”, dal pallet alle singole dosi per il paziente, quindi dal pallet al singolo rossetto/crema o capospalla nella moda.» Questo vuol dire avere tecnologie che abbiano la forza, la capacità e la flessibilità di gestire flussi che diventano sempre più complessi.

«Abbiamo applicazioni di robotica per il picking per gli articoli, dove la novità non è avere il braccio robotico antropomorfo (che nell’automotive esiste da anni), bensì l’essere estremamente flessibili e avere le potenzialità di maneggiare, con cura, prodotti diversissimi tra loro. Questo avviene grazie alla collaborazione di tecnologie come AI e sistemi di visione avanzata. Nell’attività di picking robotico, c’è un set di situazioni codificate, ma se il robot si trova davanti a qualcosa che non sa come gestire è aiutato da tutte queste tecnologie che collaborano alla risoluzione del problema. Il sistema, inoltre, dopo aver ottenuto il risultato, si autogenera le linee di codice utili per la risoluzione e le mette immediatamente in comune con tutte le macchine che nel mondo svolgono quella mansione, è il tipico caso di apprendimento collettivo attraverso il machine learning». Il risultato sarà che queste braccia robotiche, nate nell’automotive, torneranno nell’automotive addestrate, perchè non esistono test così vari e ampi come quelli forniti dalla gestione della logistica.

Evoluzioni che in buona parte sono già presenti sul mercato, su cui stanno lavorando importanti player mondiali, e che sicuramente potranno essere viste in azione a INTRALOGISTICA ITALIA 2025, l’unica manifestazione fieristica in Italia interamente dedicata al settore. 

L’intralogistica è un fattore abilitante, risolve problemi e crea le condizioni perché si realizzino i processi, i modelli produttivi e quelli di business di imprenditori e industriali di tutto il mondo. Rappresenta inoltre il punto di caduta di moltissime tecnologie che attraverso attenti processi di technology transfer sono riadattate e utilizzate all’interno dei nostri magazzini.

Questo blog, lanciato e curato da INTRALOGISTICA ITALIA, si pone come il luogo dove questi due aspetti si ritrovano. Analizzeremo l’evoluzione dei settori a cui le aziende provider offrono prodotti e soluzioni di nuova generazione. Lo faremo scandagliando le nuove tecnologie cercando di capire come i singoli provider le stanno declinando nell’ottica di offrire un servizio sempre migliore ai propri clienti.